Piccioni Giovanni nacque a San Gregorio di Monte Calvo il 17/05/1798 da Giovambattista Piccioni e Anna Fabiani.
Piccioni Giovanni
Di Piccioni Luigi ( pronipote )
Atto di nascita
Intorno al 1800 la sua famiglia si trasferì a Castel Trosino presso Don Marco Piccioni, prevosto di questa parrocchia e fratello di Giovambattista. Trascorse la sua fanciullezza a Castel Trosino , ove lo zio, oltre ad insegnarli a leggere e scrivere, lo educò ad essere strenuo difensore dei diritti sacri ed inviolabili della Chiesa e del Papa. Diritti minacciati dai movimenti liberal-repubblicani emanati dalla rivoluzione francese, che, man mano, si facevano strada nello Stato Pontificio. Nel 1831 entrò nella milizia volontaria fondata dal cardinale Albani, passata alla storia col nome di Centurioni, con il grado di Maggiore. Tale milizia aveva il compito di vigilare sui movimenti liberali e di difendere l’ordine istituzionale dello Stato Pontificio.
Casa Piccioni_Roccamontecalvo
Intorno al 1847-48 si trasferì a Rocca Monte Calvo, ove restaurò una antica abitazione data alle fiamme dalle forze di occupazione francese nel 1804. Su questa casa, tutt’ora abitata dai discendenti Piccioni, sopra il portone di ingesso si può leggere: “ Ad Dei Gloriam, haec Domus diruta et arsa ab insano furore MDCCCIV. Inde Joacchinus et Joanne Piccioni instauraverunt MDCCCXLVII” . Data la stretta vicinanza di Rocca Monte Calvo con san Gregorio, suo paese natio, dove la famiglia Piccioni possedeva proprietà e immobili , riusciva, con l’aiuto di manodopera locale a gestire e portare avanti il lavoro dei campi nelle due località. Nel 1848 viene eletto PRIORE del comune di Monte Calvo . Intanto a ROMA nel 1849 viene proclamata la Repubblica Romana negli ex territori pontifici. Poiché la Proclamazione della Repubblica aveva come conseguenza l’ abbattimento del potere temporale del Papa e lo sconvolgimento dell’ordine istituzionale dello Stato Pontificio, la popolazione residente nei territori pontifici non poteva accettare di buon grado tale cambiamento. In un primo momento esercitano una resistenza passiva evidenziata con la diserzione dalle urne nel plebiscito per la repubblica, successivamente passano ad una resistenza attiva ed armata .
Pistola di G.Piccioni
A coordinare tale resistenza, in qualità di Commissario Straordinario, è inviato nell’ascolano Mons. Domenico Savelli che stabilisce la sua sede di operazione a Teramo, in territorio del Regno di Napoli. Capo dell’ operazione armata è Giovanni Piccioni in qualità di aiutante Maggiore del Savelli. Piccioni riceve tale incarico direttamente da Roma, sia perché appartenente al corpo dei Centurioni (esperto militare), che per la carica istituzionale di Priore del comune di Monte Calvo. Ricevuto tale incarico, Piccioni si trasferisce a San Gregorio e nella sua casa, adibita a Quartier Generale, inizia il reclutamento dei volontari pontifici.
Casa natale/Quartier Generale_San Gregorio
Con l’ aiuto dei propri figli Leopoldo, Giorgio e Gregorio, organizza una rete capillare di collaboratori. Ad Arquata del Tronto aggancia lo stesso Governatore Rinaldi e tutta la montagna spelongana , a Montegallo don Domenico Taliani, a Santa Maria i fratelli Felice e Nicola Amici, a Mozzano Giovanni Tosti e poi Giuseppe Silvestri , Stefano Zacchiroli ecc. e tutti i Priori dell’ alta Valle del Tronto. Fecero parte di questo battaglione composto da circa 1200 uomini anche altri comandanti provenienti da Roma inviati direttamente dal Papa . La lotta dei volontari pontifici dura circa 20 giorni sostenendo 37 azioni di guerriglia contro i Repubblicani ascolani e furono sempre vittoriosi sopra i nemici dell’ Altare e del Trono. Ascoli Piceno, già Repubblicana, viene riconsegnata al Papa e ripristinato il governo Pontificio.
famiglia _PICCIONI _sin Gregorio_sopra Giovanni_dx Giovanbattista_centro Leopoldo
Giovanni e figli , i veri eroi della guerriglia contro i repubblicani e i principali artefici e protagonisti indiscussi, non ebbero nulla. Si ritirarono in sordina sulle loro montagne pronti a combattere di nuovo, senza alcun interesse personale , per il papato e per il potere temporale della Santa Sede. Al suo processo (nel 1864) che lo vedrà condannato a 16 anni di carcere, egli parlerà della sua esperienza: “nel 1848 erasi stabilita in Roma una cosidetta “Direzione Organica” ad oggetto di sostenere in questa Provincia il Governo Pontificio. La Direzione mi incaricò di organizzare un Battaglione Pontificio di Volontari , di cui fui fatto Maggiore. Restaurato il Governo ne ebbi una medaglia ed una pensione di 3 Scudi Romani al Mese.”
Medaglie al Valore concesse ai Piccioni dallo stato Pontificio.
Il Piccioni lo vediamo di nuovo protagonista nel 1860, quando, dopo l’ impresa dei mille ed il susseguente intervento piemontese nel meridione, la Curia Papalina ebbe chiara visione del grave pericolo che incombeva sui territori dello Stato Pontificio. La Curia Romana in tutta fretta cercò di riorganizzare un esercito per far fronte alla minaccia piemontese conferendo tale arduo compito al Generale Lamorciere. L’ufficiale diede immediatamente inizio ad un’opera febbrile di riorganizzazione , ma le difficoltà furono molteplici e svariate e il suo operato, pur lodevole ed energico ,purtroppo giungeva in netto ritardo per organizzare delle linee di difesa ai confini dello Stato Pontificio. Il Lamoriciere, non potendo contare solo sui suoi ufficiali poco addestrati , inesperti, incapaci e numericamente insufficienti , ricorse ancora una volta alla sollevazione montanara e contadina.
Sollecito organizzazione “Truppa Ausiliare di Riserva”
Emissari della Curia Vescovile Ascolana subitamente contattarono ancora una volta Giovanni Piccioni, fedelissimo suddito di Papa PIO IX ed esperto di guerriglia avendo già capitanato con notevole successo nel 1831-1849 i filo papalini nella repressione dei moti liberali-repubblicani. Nonostanta l’età avanzata, il Piccioni iniziò il reclutamento e l’ organizzazione di un battaglione di Volontari Pontifici. Dalla Curia Vescovile ebbe la più ampia possibilità di scelta dei comandanti e degli ufficiali delle sei compagnie in cui fu suddiviso il Battaglione. Le compagnie erano capitanate da Giuseppe Silvestri di Torre Santa Lucia, Giovanni Tosti di Mozzano, Leopoldo Piccioni, figlio maggiore di Giovanni, Cecchini di Montegallo e Fabriziani di Spelonga.
Stato Nominativo Ufficiali di una Compagnia “Ausiliari Mobilizzati di Montagna”
Intanto che si formava il battaglione, il Generale Lamorciere inviò ad Ascoli il suo aiutante in campo, il Conte di Chaivigny, per preparare i piani e le strategie dell’insurrezione armata. Lo Chaivigny, accompagnato da Mons. Santucci della Curia Vescovile di Ascoli , si incontrò col Piccioni e gli altri comandanti in una località montana, poiché doveva fornire loro informazioni e istruzioni per l’ insurrezione che doveva partire dall’ascolano per estendersi poi in Abruzzo e nel Meridione. Dopo questo incontro lo Chaivigny ripartì per Roma per raggiungere i comitati anti unitari romani, per creare un comando centrale di coordinamento con le varie forze operanti in questi territori. Giovanni Piccioni e figli (Leopoldo, Gregorio, Giorgio, Gioacchino, Giovambattista) intanto venivano esortati ad intervenire prima possibile da emissari provenienti dal vicino Abruzzo , ma loro furono fermi e decisi a restare estranei ad ogni azione di ribellione armata, dichiarando di essere sudditi fedelissimi del Papa e di rispettare solo ordini provenienti da Roma. Il Piccioni si mosse soltanto la mattina di Natale del 1860, quando gli fu consegnata una lettera urgente e riservata proveniente da Roma. Il contenuto di tale missiva è totalmente sconosciuto ma si può desumere che veniva invitato ad iniziare la lotta armata e con tutte le direttive da seguire. Il Piccioni, dal Dicembre 1860 al Febbraio 1861, dette filo da torcere alle truppe piemontesi operanti nell’Ascolano con esaltante successo ma vennero a mancare da Roma i rinforzi promessi e un coordinamento di tutte le forze antiunitarie. La reazione piemontese del Generale Pinelli fu immediata e violenta .
Generale Ferdinando Pinelli
Fece uscire da Ascoli un distaccamento di 2000 Piemontesi, suddivisi in tre colonne. La prima prese la strada di Porta Cartara per debellare la resistenza di Valle Castellana , la seconda uscì dalla fortezza Pia per debellare la resistenza sulla sponda sinistra del Castellano e sui monti di San Gregorio, la terza prese la via della Salaria fino ad Acquasanta. Il Generale Pinelli, forte di 2000 uomini, di cannoni, pezzi di artiglieria da montagna montati su carri trainati da muli e cavalli , mette ferro e fuoco tutti i paesi che si affacciano sulla salaria e sulla valle del castellano. Pinelli usa tutta la potenza di fuoco a sua disposizione incendiando paesi, case parrocchiali, archivi, campi, ricorre a rastrellamenti di massa, fucilazioni senza giustificato motivo e saccheggi con una ferocia inverosimile.
G.Piccioni _ ordine di “discioglimento Magistrati impiantati dalla parte della Repubblica”.
Giovanni Piccioni, visto il precipitare degli eventi e il mancato soccorso promesso, scioglie il Battaglione Ausiliario e dà ai suoi uomini l’ alternativa di tornare a casa o raggiungere Roma in attesa di ulteriori comandi. Dopo alcuni anni di latitanza fu catturato a San Benedetto del Tronto il 23/11/1863 mentre prendeva il treno per recarsi a Roma . Il 16 Luglio 1864 fu processato per formazione di bande e insurrezione contro lo Stato. Fu condannato a 16 anni di lavori forzati da scontare presso il carcere giudiziario di Ascoli Piceno (Fortezza Malatesta) e alla multa di 5000 lire. Morì nel carcere di Ascoli Piceno il 20 Marzo 1868.
Immagini gentilmente concesse dagli Eredi della Famiglia Piccioni e dal Professor Timoteo Galanti autore del libro_ “DAGLI SCIABOLONI AI PICCIONI” Il “brigantaggio” politico nella Marca pontificia ascolana dal 1798 al 1865. Ed 1990.